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SAGGI II

IL POETA

Noi riempiamo le mani e le camere dei nostri bambini con ogni specie di bambole, tamburi e cavalli, distraendo i loro occhi dal chiaro volto della natura, dal sole, la luna, gli animali, le pietre, che dovrebbero essere i loro giocattoli. Così il modo di vivere del poeta dovrebbe essere il dono della luce del sole, l’aria dovrebbe bastare per la sua ispirazione, ed egli dovrebbe essere ubriaco di acqua.

Se ti riempi il cervello di Boston e di New York, di moda e di cupidigie, e vuoi stimolare i tuoi sensi indeboliti con vino e caffè francese, non potrai trovare nessuna irradiazione di saggezza nella solitaria vastità delle pinete.

Il tempo delle città è scandito nel mondo da funerei rintocchi, mentre nella natura le ore universali sono contate dalla successione delle tribù, degli animali, delle piante, dalla crescita di ogni gioia su se stessa.

Altri saranno i tuoi gentiluomini e rappresenteranno per te tutta la cortesia e tutta la vita mondana, altri ancora compiranno grandi e risonanti azioni. Tu sarai completamente nascosto nella natura e non potrai essere raggiunto né dal capitolo né da dal commercio.

Tu avrai l’intera terra per parco e castello, il mare pe bagno e navigazione, senza tassa e senza invidia; i boschi e i fiumi saranno tuoi, e tu li possederai, mentre gli altri li hanno solo presi in affitto e in prestito. Tu vero signore della terra, signore del mare, signore dell’aria! Dovunque cade la neve e l’acqua scorre o gli uccelli volano, dovunque la notte e il giorno si incontrano nel crepuscolo, dovunque il cielo azzurro è cosparso di nubi e trapunto di stelle, dovunque esistono forme con limiti trasparenti, dovunque esistono sbocchi nello spazio celeste, dovunque sia pericolo, terrore e amore, là è bellezza, copiosa come pioggia, sparsa per te; e quand’anche tu percorressi il mondo intero, non potresti trovare una condizione inopportuna o ignobile.

ESPERIENZA

I risultati della vita sono incalcolati e incalcolabili. Gli anni insegnano molte cose che i giorni non hanno mai conosciuto.

L’individuo si sbaglia sempre. Produce qualcosa di nuovo, ma molto dissimile da quello che si ripromise.

La coscienza in ogni uomo è una scala mobile che lo identifica ora con la causa prima, e pera con la carne del suo corpo; vita al disopra della vita, in infinite gradazioni. Il sentimento dal quale esso scaturì determina la dignità di ogni impresa, e il problema è sempre quello di sapere non ciò che noi abbiamo fatto o no abbiamo fatto, ma sotto a quale impulso noi lo abbiamo fatto o ci siamo astenuti dal farlo.

CARATTERE

Che cosa ho guadagnato a non immolare più un bue a Giove o a Nettuno, oppure un topo a Ecate, che cosa ho guadagnato con il fatto di non tremare più di fronte alle Eumenidi o di fronte al Purgatorio cattolico o al giorno del Giudizio calvinista, se tremo davanti all’opinione, all’opinione pubblica, come noi diciamo, oppure alla minaccia di un assalto, o alle contumelie, o ai cattivi vicini, o alla povertà, o alla mutilazione, o al rumore di una rivoluzione o di un delitto? Se io tremo, che cosa importa davanti a che cosa tremo

Se noi siamo capaci di temere, troveremo immediatamente dei terrori. La cupidigia o la malignità che mi rattristano quando le attribuisco alla società, sono le mie. Io sono sempre circondato da me stesso. D’altra parte, la rettitudine è una vittoria perpetua, celebrata non da grida di gioia, ma dalla serenità, che è una gioia costante, ovvero abituale.

Io scopro che dove mi pensavo povero, là soprattutto ero ricco.

Quando ciascuno potrà fare a meno dell’altro, ambedue saranno perfettamente felici.

NATURA

Noi non possiamo scambiare parole con la natura né trattare con lei come trattiamo con le persone. Se noi misuriamo le nostre forze individuali contro le sue, noi possiamo facilmente renderci conto di essere il divertimento di un insuperabile destino. Ma se, invece di indentificare noi stessi con l’opera, noi sentiamo che l’anima dell’artefice scorre attraverso di noi, troveremo che la pace del mattino si è posata per la prima volta sui nostri cuori, e che le insondabili forze di gravità e della chimica, e, al disopra di loro, della vita, preesistono insieme con noi nella loro forma più alta.

POLITICA

Trattando dello Stato, dovremmo ricordare che le sue istituzioni non sono primordiali, benché esse esistano già prima della loro nascita, che esse non sono superiori del cittadino, che ognuna di esse fu un tempo l’atto di un solo uomo, che ogni legge e ogni consuetudine fu l’espediente di un uomo per affrontare un caso particolare, che esse sono tutte imitabili, tutte alterabili, che noi possiamo farle buone e renderle migliori.

Le repubbliche abbondano di giovani avvocati, i quali credono che le leggi fanno le città, che grandi modificazioni della politica e del modo di vivere negli impieghi della popolazione, nel commercio, nell’educazione, nella religione possano essere accolte o rigettate con un voto, e che ogni misura, per quanto assurda, può essere imposta al popolo alla sola condizione che si possano ottenere suffragi sufficienti per farne una legge. Ma il saggio sa che una legislazione stolta è una corda di sabbia che si sgretola quando si vuole annodarla; che lo Stato deve seguire e non guidare il carattere e il progresso del cittadino; che anche l’usurpatore più forte viene rapidamente buttato giù; che soltanto coloro che costruiscono sulle idee costruiscono per l’eternità; e che la forma di governo che prevale è l’espressione di quella cultura che esiste nella popolazione che lo permette.

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LEGGI SPIRITUALI

Il carattere umano si rivela sempre. Se agite, mostrate il vostro carattere; anche se vi sedete, o se dormite, lo mostrate. Voi pensate che per aver taciuto quando altri hanno parlato e per il fatto di non avere espresso nessuna opinione sui tempi, sulla chiesa, sulla schiavitù, sul matrimonio, sul socialismo, sulle società segrete, sul collegio, sulle persone e sui patiti, che il vostro verdetto sia ancora atteso, come una specie di saggezza piena di riserbo. Ben altrimenti; il vostro silenzio parla ad alta voce. Non avete nessun oracolo da pronunciare, e i vostri simili hanno imparato che voi non potete aiutarli; perché gli oracoli parlano.

I visi non mentono mai, si dice. Nessuno resterà deluso, se studierà i cambiamenti di espressione. Quando un uomo dice la verità nello spirito della verità, i suoi occhi sono chiari come il cielo. Quando egli ha degli scopi volgari e parla falsamente, l’occhio è torbido e talvolta bieco.

Un uomo passa per quello che vale. Egli porta stampato in lettere di fuoco ciò che è sul proprio volto, sulla propria forma, sulla propria fortuna. Né la dissimulazione né la millanteria gli servono a nulla. C’è una confessione negli sguardi dei nostri occhi, nei nostri sorrisi, nei nostri saluti e nello stringere la mano. Il suo peccato sporca e sfigura ogni buona impressione. Gli uomini non sanno perché non hanno fiducia in lui, ma non ne hanno fiducia. Il suo vizio si riflette nei suoi occhi, taglia linee di espressione volgare sul suo viso, assottiglia il suo naso, pone il marchio della bestia dietro la sua testa, e scrive ‘o folle, o folle’ sulla testa del re.

L’eroe non ha paura del fatto che, se egli tiene nascosta un’azione giusta e coraggiosa, essa resterà senza testimoni e che perciò egli non sarà amato. Uno solo lo conosce, egli stesso, ed egli è vincolato da essa alla dolcezza della pace, alla nobiltà dello scopo, le quali costituiranno alla fine una proclamazione di essa più efficace e più bella del racconto dell’incidente. La virtù è aderenza nell’azione alla natura delle cose, e la natura delle cose la rende vincitrice. Essa consiste in una perpetua sostituzione dell’essere al sembrare, e con sottile proprietà Dio è descritto come colui che dice: Io sono.

AMORE

Benché lentamente e con pena, gli oggetti dell’affezione cambiano, come cambiano gli oggetti del pensiero. Ma bisogna che noi non abbiamo timore di poter perdere ogni cosa con il progresso dell’anima. Nell’anima possiamo avere fiducia fino alla fine.

PRUDENZA

Nella conoscenza del mondo vi sono diversi gradi di progresso. Una classe vive per l’utilità del simbolo, stimando ricchezza e salute un bene finale. Un’altra classe vive al disopra di questo livello per la bellezza del simbolo, come il poeta, l’artista, il naturalista e l’uomo di scienza. Una terza classe vive al disopra della bellezza del simbolo per la bellezza della cosa simbolizzata: questi sono gli uomini saggi. La prima classe ha senso comune; la seconda gusto; la terza percezione spirituale.

Il tempo, che al suo apparire si presenta così vuoto di contenuto, così indivisibile e divino, viene tagliuzzato e speso in cose di nessuna importanza e fatto a brandelli. Una porta deve essere dipinta di nuovo, una serratura deve essere riparata. Ho bisogno di legna, o di olio, o di carne, o di sale; la casa fa fumo, oppure ho un la di testa; e poi le tasse, e un affare che deve essere trattato con una persona senza cuore o senza cervello; e il pungente ricordo di una parola ingiuriosa o molto inopportuna, tutto questo mangia le nostre ore.

Queste meschine esperienza ci rivelano ciò che consuma le ore e gli anni.

EROISMO

La cosa che l’eroe fa è per lui l’azione più grande e non offre il fianco alla censura dei filosofi e dei teologi. Essa è la confessione di un uomo non colto che trova in se stesso una qualità e che, noncurante della spesa, della salute, della vita, del pericolo, dell’odio, del rimprovero, sa che la sua volontà è più forte e più alta di quella di tutti i presenti e possibili antagonisti.

L’essenza dell’eroismo è la fiducia in sé stessi. È lo stato dell’anima in guerra, e i suoi ultimi obiettivi sono la più profonda diffidenza per la falsità e il torto, e il potere di sopportare tutto ciò che può venire inflitto da agenti malefici. Egli dice la verità ed è giusto. È generoso, ospitale, moderato, pieno di disprezzo per i calcoli meschini, e pieno di disprezzo anche per la possibilità di essere disprezzato.

Un grand’uomo rende illustre il posto dove sta, l’atmosfera in cui vive congeniale all’immaginazione degli uomini, e la sua aria l’elemento amato da tutti gli spiriti sensibili. La campagna più bella è quella abitata dagli uomini più nobili.

LA SUPERANIMA

Noi vediamo il mondo pezzo per pezzo, come il sole, la luna, l’animale, l’albero; ma l’intero, di cui queste non sono che fulgide parti, è l’anima.

Ciò che comunemente noi chiamiamo uomo, l’uomo che mangia, che beve, che pianta, che conta, non rappresenta se stesso come noi lo conosciamo, ma la natura. Noi non rispettiamo lui ma l’anima, di cui egli è un organo e se egli la facesse intravedere attraverso la sua azione, ci farebbe cadere in ginocchio. Quando respira attraverso il suo intelletto, essa è il genio; quando respira attraverso la sua volontà, è la virtù; quando fluisce attraverso il suo affetto, essa è l’amore. E la cecità dell’intelletto comincia quando esso vorrebbe essere qualche cosa per se stesso.

L’anima guarda fermamente in avanti creando un mondo davanti a sé, lasciando mondi dietro di sé. Essa non ha date, né riti, né persone, né predilezioni, né uomini. L’anima conosce soltanto l’anima, e la rete dei fatti è solo la veste fluttuante di cui essa è vestita. La velocità del progresso dell’anima deve essere calcolata secondo la sua legge e non secondo l’aritmetica. I progressi dell’anima non avvengono per gradi, quali possono essere rappresentati da un movimento in linea retta, ma piuttosto dall’ascensione di stato, quali possono essere rappresentati dalla metamorfosi; dall’uovo al verme, dal verme alla mosca.

Così adorando l’anima, l’uomo arriverà a vedere che il mondo è il miracolo perenne che l’anima opera, e sarà meno attonito di fronte alle meraviglie particolari. Egli imparerà che non esistono storie profane, ma che tutta la storia è sacra, che l’universo è rappresentato in un atomo, in un momento di tempo. Egli non condurrà più una vita di colpe e di ripieghi, ma vivrà in una divina unità. Egli abbandonerà ciò che è volgare e frivolo nella sua vita, e si contenterà di ogni posto e di ogni servizio che potrà rendere. Egli affronterà con calma il domani, nella noncuranza di quella fiducia che porta Dio con sé, e così avrà l’intero futuro nella profondità del suo cuore.

CIRCOLI

La lunghezza del discorso indica la distanza del pensiero fra l’oratore e l’ascoltatore. Se essi si trovassero in perfetta risonanza in ogni cosa, nessuna parola sarebbe allora necessaria. Se si fosse d’accordo su tutti i punti, non si sopporterebbe nessuna parola.

Il grande uomo non è né impressionabile né tormentabile; gli eventi passano sopra di lui senza lasciare una grande impressione. Il popolo die talvolta: ‘Guarda cosa ho superato; guarda come sono contento, guarda come ho completamente superato queste avversità’. No, se essi mi ricordano le nere avversità, essi non le hanno ancora conquistate. La vera conquista consiste nel far svanire e scomparire la calamità come una nube di nessuna importanza in una storia tanto grande e così progressiva.

INTELLETTO

Un’antica sentenza dice: ‘Siamo silenziosi, perché così sono gli dei’. Il silenzio è un solvente che distrugge la personalità e ci dà il via per essere grandi e universali. Ogni progresso dell’uomo avviene attraverso una successione di maestri, ciascuno dei quali nel proprio tempo sembra avere un’influenza predominante, ma alla fine anch’essa fa posto a una nuova influenza. Egli deve accettarle tutte francamente.

ARTE

Uno scoiattolo che salta di ramo in ramo e fa del bosco intero un solo grande albero per il proprio divertimento, riempie il nostro occhio non meno del leone; esso è bello, basta a se stesso e rappresenta la natura. Una buona ballata mi lusinga l’orecchio e il cuore mentre la sto ascoltando, come poco prima ha fatto una poesia. Un cane disegnato da un maestro, o una figliata di maiali ci soddisfa ed è una realtà non inferiore agli affreschi di Michelangelo. Da questa successione di oggetti eccellenti noi impariamo alla fine a conoscere l’immensità del mondo, l’opulenza della natura umana, che può correre all’infinito in tutte le direzioni.

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STORIA

Roma, la Gallia, la Britannia, l’America, giacciono racchiuse già nel primo uomo. Esiste una relazione fra le ore della nostra vita e i secoli del tempo. Ogni singolo individuo è ancora una volta incarnazione della mente universale. Tutte le proprietà di essa esistono in lui. Ogni nuovo passo che egli compie nella sua esperienza privata getta la sua luce su quello che grandi masse di uomini hanno fatto, e le crisi della sua vita sono strettamente connesse alle crisi nazionali. Ogni rivoluzione fu dapprima un pensiero della mente di un solo uomo, e quando lo stesso pensiero nasce nella mente di un altro uomo esso diventa la chiave per capire quell’età.

Sentiamo il nostro animo in risonanza con i grandi momenti della storia, con le grandi scoperte, le grandi lotte, le grandi fortune degli uomini.

Un pittore mi disse che nessuno può dipingere un albero senza diventare in qualche modo un albero.

È stato detto che ‘le anime comuni pagano con quello che fanno, le anime più nobili con quello che sono’.

Una signora con la quale stavo cavalcando nella foresta, mi disse che sempre le pareva che i boschi ‘aspettassero’, come se i geni che abitano dentro di loro sospendessero le opere finché il viandante non fosse passato oltre.

Io ammiro l’amore della natura di Filottete. Leggendo quelle belle apostrofi al sonno, alle stelle, alle rocce, alle montagne e alle onde, io sento passare il tempo come un rifluente mare. Sento l’eternità dell’uomo, l’identità del suo pensiero. Il Greco ha avuto, sembra, gli stessi miei compagni. Il sole, la luna, il fuoco, l’acqua incontrarono il suo cuore esattamente come essi incontrano il mio.

Quando un pensiero di Platone diventa un pensiero mio, quando una verità che infiammò l’anima di Pindaro infiamma la mia, il tempo non esiste più. Quando io sento che noi due ci incontriamo in una percezione, che le nostre due anime sono imbevute dello stesso colore, e agiscono come se fossero fuse in una sola, perché dovrei io misurare i gradi di latitudine, perché dovrei contare gli anni d’Egitto?

Quando gli dei vengono in mezzo agli uomini, non sono riconosciuti.

La trasmigrazione delle anime non è una favola. Io vorrei che lo fosse, ma uomini e donne sono solo a metà umani. Ogni animale del cortile, del campo e della foresta, della terra e delle acque che sono sotto la terra, è riuscito a conquistare il suo posto e a lasciare l’impronta delle sue fattezze e della sua forma nell’uno o nell’altro di questi esseri eretti che parlano rivolti al cielo.

Quegli uomini che non sanno rispondere con una superiore saggezza sono fatti schiavi. I fatti li opprimono, li tiranneggiano e li rendono uomini dell’abitudine, uomini del senso, nei quali un’obbedienza letterale ai fatti ha spento ogni barlume di quella luce per la quale soltanto un uomo è veramente uomo. Ma se l’uomo è fedele ai suoi migliori istinti e sentimenti, rifiuta il dominio dei fatti, come uno che deriva da una stirpe più nobile, rimane fermamente attaccato all’anima, e vede il principio, allora i fatti ricadono docili e dominati al loro posto.

Io ritengo che il nostro sapere attuale sia di poco valore. Ascolta il topo sul muro, guarda la lucertola sulla siepe, i funghi sotto i tuoi passi, i licheni sul tronco. Che cosa conosco io, intimamente, moralmente di uno qualsiasi di questi mondi?

LA FIDUCIA IN SÉ STESSI

La virtù più ricercata è il conformismo. La fiducia in se stessi è il suo contrario. Essa ama non realtà e creatori, ma nomi e abitudini Chiunque vuole essere un uomo deve essere non conformista. Nulla in fondo è sacro se non l’integrità della propria mente.

L’uomo grande è quello che nel mezzo della mischia mantiene con perfetta serenità l’indipendenza della solitudine. L’obiezione che si può fare contro il conformarsi a usi che sono diventati lettera morta per te è basata sulla costatazione che ciò disperde le tue forze. Ciò consuma il tuo tempo e rende confusa l’impronta del tuo carattere.

Un’anima grande non ha proprio niente a che fare con la coerenza. Se ne può interessare come della propria ombra sul muro.

Nella strada, un uomo, non trovando in se stesso nessun merito che corrisponda alla forza che costruì la torre o scolpì un dio di marmo, si sente povero, quando guarda queste cose.

Sempre, quando un’anima è semplice e riceve una saggezza divina, le vecchie cose svaniscono: mezzi, insegnanti, testi, templi cadono in pezzi; essa vive ora, e assorbe passato e futuro nell’ora presente.

Queste rose che sono sotto la mia finestra non fanno nessun riferimento a rose precedenti o a rose migliori; esse sono quello che sono; esistono con Dio, oggi. Il tempo non esiste per loro. Esiste semplicemente la rosa; essa è perfetta in ogni momento della sua esistenza. Prima che una sola gemma sia sbocciata, la sua intera vita agisce; nel fiore completamente sbocciato non ce n’è di più; nella radice nuda di foglie non ce n’è di meno. La sua natura è soddisfatta ed essa soddisfa egualmente la natura di ogni momento. Ma l’uomo pospone o ricorda; egli non vive nel presente, ma con gli occhi rivolti indietro, lamenta il passato, oppure, noncurante delle ricchezze che lo circondano, si alza sulla punta dei piedi per prevedere il futuro. Egli non può essere né felice né forte fino a quando egli pure non viva con la natura nel presente, al disopra del tempo.

Soltanto la vita è utile e non l’aver vissuto. L’energia si arresta nell’istante del riposo, essa consiste nel momento di transizione da uno stato passato a un nuovo stato, nel superamento dell’abisso, nel balzo verso lo scopo. Proprio questo fatto il mondo odia; che l’anima divenga perché questo degrada per sempre il passato, cambia tutte le ricchezze in povertà, ogni reputazione in vergogna, confonde il santo con il briccone, spinge dalla stessa parte tanto Gesù che Giuda.

L’uomo non ha rispetto per l’altro uomo né il suo genio viene ammonito a rimanere in casa, a mettere se stesso in comunicazione con il suo oceano interiore, ma va all’estero a chiedere una tazza d’acqua alle urne di altri uomini. Noi dobbiamo andare soli. Io amo la chiesa silenziosa, prima che il servizio cominci, più di ogni predica.

Ma il vostro isolamento deve essere non meccanico, ma spirituale, vale a dire deve essere elevazione. Alle volte il mondo intero sembra cospirare per importunarti con enfatiche stupidaggini. L’amico, il cliente, il bambino, la malattia, il timore, il bisogno, la carità, tutti bussano in una volta alla tua porta chiusa e dicono: ‘Vieni fuori con noi!’. Ma tu mantieni la tua posizione; non entrare nella loro confusione.

La preghiera è la contemplazione dei fatti della vita dal più alto punto di vista. È il soliloquio dell’anima contemplante e giubilante. È lo spirito di Dio che enuncia la bontà delle sue opere- Invece una preghiera intesa come mezzo per raggiungere un fine particolare è bassezza e furto. Essa presuppone un dualismo e non un’unità fra natura e coscienza. Non appena l’uomo è tutt’uno con Dio, egli non prega più. Egli vedrà allora la sua preghiera in ogni sua azione. La preghiera del contadino che si inginocchia nel suo campo per sarchiarlo, la preghiera del rematore che si inginocchia al colpo del remo, sono vere preghiere udite attraverso la natura, benché innalzate per fini modesti.

Un’alta specie di false preghiere sono i nostri rimpianti. Lo scontento è la mancanza di fiducia in se stessi, un’infermità della volontà.

La società non progredisce mai. Se avanza da un lato, torna indietro da un altro.

La società acquista nuove arti e perde vecchi istinti. Quale contrasto fra l’Americano ben vestito, che sa leggere, scrivere, pensare, con un orologio, una matita, una lettera di cambio, e il nudo abitante della Nuova Zelanda, la cui proprietà è una mazza, una lancia, una stuoia e un ventesimo di una capanna indivisibile per dormirci sotto! Ma confrontate la salute dei due uomini e vedrete che il bianco ha perduto la sua forza primitiva.

L’uomo civile ha costruito un cocchio, ma ha perduto l’uso dei propri piedi. E’ sorretto da grucce, ma perde la propria forza muscolare. Possiede un bell’orologio ginevrino, ma ha perso l’abilità di dire l’ora secondo il sole. Ha un bell’almanacco nautico di Greenwich, e così, essendo sicuro di avere l’informazione che gli serve quando vuole, l’uomo della strada non conosce una sola stella nel cielo. Non osserva il solstizio; l’equinozio lo conosce appena; e l’intero calendario luminoso dell’anno è senza quadrante nella sua mente. I suoi taccuini gli ostacolano la memoria; le sue biblioteche sovraccaricano il suo spirito; l’ufficio delle assicurazioni moltiplica gli incidenti; e possiamo ben domandarci se le macchine non ci sono di ingombro; se non abbiamo perduto qualche energia con il nostro incivilimento.

COMPENSAZIONE

L’intero sistema delle cose viene rappresentato in ogni particella. Esiste qualcosa che somiglia al flusso e al riflusso del mare, al giorno e alla notte, all’uomo e alla donna, in un singolo ago di pino, nel gheriglio del grano, in ciascun individuo di ogni specie animale. La reazione, così grandiosa negli elementi, è ripetuta all’interno di questi limitati confini.

Allo stesso dualismo soggiace la natura e la condizione dell’uomo.

Per ogni cosa che hai perduto hai guadagnato qualcos’altro; e per ogni cosa che guadagni perdi qualcos’altro. Se le ricchezze crescono, esse vengono accresciute per usarle. Se il raccoglitore raccoglie troppo, la Natura prende via dall’uomo quello che egli mette nelle proprie casse; aumenta la proprietà ma uccide il proprietario. La Natura odia i monopoli e le eccezioni.

Esiste sempre una qualche circostanza livellatrice che abbassa sostanzialmente al livello degli altri l’arrogante, il ricco, il fortunato.

Benché nessun contrappeso al male appaia ancora, i contrappesi esistono, e appariranno. Se il governo è crudele, la vita del governante non è sicura. Se tassi troppo duramente, il reddito non produrrà nulla. Se rendi troppo duro il Codice penale, le giurie non condanneranno. Se la legge è troppo tenera, nasceranno vendette private. Se il governo è una democrazia terrificante, la pressione è arginata da una maggiore carica di energia nel cittadino.

Ogni segreto è rivelato, ogni crimine punito, ogni virtù ricompensata, ogni torto raddrizzato, in silenzio e con certezza.

Causa ed effetto, mezzo e fine, seme e frutto, non possono essere dissociati; perché l’effetto già fiorisce nella causa, il fine preesiste nel mezzo, il frutto nel seme.

Questa è l’antica dottrina della Nemesi, che vigila nell’universo e non permette che nessuna offesa rimanga impunita.

Tutti i vecchi abusi della società, i grandi e gli universali, i volgari e i particolari, tutte le ingiuste accumulazioni di ricchezza e di potenza, sono vendicate nella stessa maniera.

Le maledizioni ricadono sempre su coloro che le pronunciano. Se metti una catena al collo di uno schiavo, l’altra estremità si attorciglierà intorno al tuo.

Trattate gli uomini come pedine o birilli, e soffrirete quanto loro. Se disprezzate il loro cuore, perderete il vostro.

Pagate sempre, perché prima o poi dovrete pagare l’intero debito. Persone o eventi possono stare fra voi e la giustizia per un certo tempo, ma è soltanto un rinvio. Alla fine, dovrete pagare il vostro debito.

Tutti i beni materiali hanno la loro tassa, e se mi vennero senza merito o sudore, essi non hanno radici in me, e il prossimo vento li soffierà via.

Emerson 2

SOCIETA’ E SOLITUDINE

SOCIETA’ E SOLITUDINE

Un boscaiolo che era stato mandato all’Università, mi raccontò che quando alla facoltà di legge ascoltava i ragazzi della buona società parlare fra di loro si sentiva una specie di selvaggio; ma quando si imbatteva in uno di loro separatamente, e poteva parlargli da solo, allora sembravano loro i selvaggi, e lui il migliore.

Vivere socialmente significa accomodarsi in una delle tue sedie? Non posso andare in casa dei miei parenti più stretti solo perché non voglio restare solo. La socialità esiste per affinità chimica e non altrimenti. Mettete insieme un qualsiasi gruppo di persone lasciandole libere di conversare, ed esse si distribuiranno da sole e rapidamente in gruppetti e coppie. I migliori saranno accusati di essere esclusivi. Sarebbe più esatto dire che si separano come l’olio dall’acqua, come i bambini dai vecchi, senza che il fatto comporti alcun odio o amore, dato che ognuno ricerca il proprio simile ed ogni interferenza con il libero gioco delle affinità comporterebbe imbarazzo e soffocamento.

AMICIZIA

Vi è in noi molta più gentilezza di quanto si sia mai detto. Nonostante tutto l’egoismo che raggela il mondo come i venti dell’est, l’intera famiglia umana è intinta di un elemento amoroso, come di un fine etere. Fra le persone che incontriamo nelle case, quante sono quelle cui quasi non parliamo, eppure le onoriamo ed esse ci rendono onore! Fra quelle che vediamo per strada, o con cui sediamo in chiesa, quante sono quelle la cui presenza, seppur silenziosa, ci dà una calorosa gioia. Leggete il linguaggio di questi vaghi sguardi. Il cuore lo riconosce.

Lo studioso siede allo scrittoio, e anni e anni di meditazione non gli offrono un solo buon pensiero o una sola espressione felice; ma poi sopravviene la necessità di scrivere una lettera a un amico e, all’istante, folle di pensieri gentili da ogni lato si vestono di parole azzeccate. Guardate, in ogni casa dove abitino virtù e rispetto di sé, le palpitazioni che causa l’avvicinarsi d’un estraneo. Un estraneo raccomandato è annunciato e atteso, e un’inquietudine di piacere misto a pena pervade ogni cuore della famiglia. Il suo arrivo porta quasi paura nei buoni cuori che vogliono dargli il benvenuto. La casa è spolverata, ogni cosa vola al proprio posto, la vecchia giacca è cambiata con una nuova, ed essi, se possono, devono preparare una cena. Di un estraneo raccomandato, gli altri han riferito solo cose buone, di lui abbiamo sentito dire soltanto il buono e il nuovo. Per noi egli rappresenta l’umanità. E’ ciò che desideriamo. Avendo lavorato d’immaginazione su di lui e avendogli dato l’investitura, ci chiediamo come dovremo comportarsi e parlare con un uomo siffatto, e siamo a disagio, timorosi. Questa stessa idea esalta la conversazione con lui. Parliamo meglio del solito. Abbiamo la più agile fantasia, una memoria più ricca, e il nostro diavolo muto ci lascia in pace per un po’. Per lunghe ore possiamo continuare una serie di comunicazioni sincere, graziose e ricche, tratte dalle nostre esperienze più vecchie, più segrete.

Assicurate all’anima che da qualche parte nell’universo si ricongiungerà all’anima amica, ed essa sarà contenta e lieta in solitudine per mille anni.

Disdegno la società, abbraccio la solitudine, eppure non sono così ingrato da non vedere il sapiente, il bello, la mente elevata, quando di tanto in tanto varcano il mio cancello. Chi mi ascolta, chi m’intende, diviene mio, un possesso per tutti il tempo. E certo la natura non è così povera da non offrirmi più volte queste gioie, e così intessiamo fili sociali tutti nostri, una nuova rete di relazioni.

Non voglio trattare le amicizie con cerimoniosa accuratezza, ma col più rude coraggio. Quando sono reali non sono filamenti di cristallo e ricami di brina, ma sono la cosa più solida a noi nota.

Vi sono due elementi che concorrono alla composizione dell’amicizia, ciascuno così sovrano che non posso ritenerlo superiore all’altro, né ho motivo di nominarne uno per primo. Uno è la Verità. Un amico è una persona con cui posso essere sincero. Davanti a lui posso pensare ad alta voce. Sono arrivato alla fine in presenza di un uomo così reale e così eguale che posso persino abbandonare gli ultimi orpelli della dissimulazione, della cortesia e dei secondi pensieri, che gli uomini non abbandonano mai, e posso affrontarlo con la semplicità e l’integrità con cui un atomo ne incontra un altro. La sincerità è il lusso concesso, come i diademi e l’autorità, solo al rango più elevato, quello a cui è permesso di dire la verità, non avendo nessuno sopra di sé da corteggiare o a cui conformarsi. Ogni uomo, da solo, è sincero. Come entra una seconda persona inizia l’ipocrisia. Sfuggiamo e schiviamo l’avvicinarsi del nostro compagno tramite complimenti, chiacchiere, svaghi e affari. Sottraiamo a lui il nostro pensiero celandolo sotto mille pieghe.

Quasi ogni uomo che incontriamo richiede qualche deferenza, richiede di essere compiaciuto; gode di qualche fama, talento, ha in testa qualche grillo religioso o filantropico da non mettere in dubbio, e che vizia qualunque conversazione con lui. Ma un amico è un uomo sano che fa appello a me, non al mio ingenuo candore. M’intrattiene senza ch’io debba venire a qualche patto.

L’altro elemento dell’amicizia è la tenerezza. Siamo legati da ogni sorta di vincolo, da sangue, orgoglio, da paura, speranza, lucro, lussuria, odio, ammirazione, da ogni circostanza, distintivo e inezia, ma ci è difficile credere che in un altro possa esserci tanto carattere da trascinarci attraverso l’amore.

Quando un uomo mi diventa caro, ho toccato il traguardo della fortuna.

Odio la prostituzione del nome ‘amicizia’ per indicare alleanze altisonanti e mondane. Preferisco di gran lunga la compagnia dei giovani aratori o degli stagnini ambulanti, rispetto alle seriche e profumate ‘amicizie’ che celebrano i giorni d’incontro con frivole ostentazioni, fra viaggi in carrozza e banchetti nei migliori locali. Scopo dell’amicizia è la più familiare e stringente relazione che possa esserci; più stringente di qualunque cosa di cui abbiamo fatto esperienza. Essa è fatta per aiuto e conforto in ogni relazione e stadio della vita e della morte.

Alcuni fra gli esperti in questa calda dottrina del cuore dicono che non può sussistere nella sua perfezione fra più di due persone.

Potrete discorrere utilmente e lietamente varie volte con vai uomini, ma se solo vi riunite in tre, non avrete più nessuna parola nuova che venga dal cuore. Due potranno parlare e uno ascoltare, ma tre persone non possono prender parte a una conversazione del tipo più sincero e profondo. Quand’anche ci trovassimo in una bella compagnia d’amici, non ci sarebbe mai quel discorso fra due, che si sviluppa al tavolo appena lasciate sole due persone.

La condizione essenziale di un’amicizia elevata è la capacità di farne a meno. Per adempiere a questo alto ufficio bisogna essere grandi e sublimi.

Perché profanare anime nobili e belli intrufolandoci in loro? Perché insistere su precipitose relazioni personali col vostro amico? Perché andare a casa sua, o conoscere sua madre e suo fratello e le sue sorelle? Perché essere visitati da lui a casa tua? Sono forse cose importanti ai fini della nostra alleanza? Lasciate perdere questi toccamenti e queste grinfie rapaci. Lasciate che egli sia per me uno spirito Un messaggio, un pensiero, un atto di sincerità, un’occhiata da lui, ecco cosa voglio, non notizie e neanche zuppe. La politica, le chiacchiere e i discorsi dei vicini di casa, posso trovarle da compagni molto meno validi. La società che si crea in compagnia del mio amico non dovrebbe forse essere per me poetica, pura, universale e grande come la natura stessa?

Al mio amico scrivo una lettera, e da lui ne ricevo una. Questo a voi pare poco. A me invece basta. È un dono spirituale che è degno di lui offrire, di me ricevere.

La nostra impazienza ci tradisce con alleanze precipitose e stupide alle quali nessun Dio presenzia. Insistendo sul vostro sentiero, pur perdendo il piccolo, guadagnerete il grande. Date prova di voi stessi così da porvi al di fuori della portata delle relazioni false, e attirerete a voi gli eletti del mondo, quei rari pellegrini di cui solo uno o due vagano in natura nello stesso tempo, e davanti a cui i volgari grandi paiono meri spettri e ombre.

Con i miei amici faccio come con i miei libri. Mi piace averli dove posso trovarli, ma me ne servo raramente. Dobbiamo avere una società fondata su condizioni dettate da noi, e ammetterla o escluderla al minimo motivo. Non posso permettermi di parlare molto con il mio amico. Se egli è grande, mi rende così grande che non posso abbassarmi a conversare. Lascia che la tua grandezza educhi il rozzo e freddo compagno. Se non è all’altezza, se ne andrà via presto, ma tu sei ampliato dal tuo stesso splendore, e, non più compagno di rane e vermi, ti alzi in volo e ardi con gli dèi dell’empireo. Si pensa sia una disgrazia l’amore non corrisposto. Ma i grandi vedranno che il vero amore non piò non essere corrisposto. Il vero amore trascende l’oggetto indegno, e abita e cova sull’eterno, e quando si rompe la povera maschera interposta, non è triste, ma si sente liberato da tanta terra e sente la propria indipendenza ancor più sicura. Eppure è difficile dire queste cose senza una sorta di tradimento verso la relazione. L’essenza dell’amicizia è l’integrità, una magnanimità e una fiducia totali. Non deve nutrire maliziosi sospetti o premunirsi contro le magagne dell’altro.

Leggere: Emerson

Finissimo osservatore della natura umana, profondo pensatore e conferenziere di successo, Ralph Waldo Emerson ci ha lasciato numerose opere di grande levatura morale che scavano nell’animo umano. La sua poetica trascendentalista, infatti, esalta l’uomo ed esalta il Dio che in lui vede, riconoscendone una derivazione altissima. Di Emerson ho letto le due raccolte di Saggi (Saggi I e Saggi II), Condotta di Vita, Natura, Società e solitudine, Teologia e natura. Come sempre, le mie letture sono accompagnate da una matita che sottolinea i passaggi a cui dò particolare rilievo. Poi, minuziosamente, li trascrivo per ricavarne un concentrato di elevazione che qui vorrei offrire per l’opera di Emerson. E’ un’attività meditativa, un dono che faccio a me stessa e agli altri. Questo post e i successivi, pertanto, riguarderanno questo filosofo sperando che qualcuno possa trarne motivi di riflessione e di benessere.

TEOLOGIA E NATURA

NATURA

Per stare in solitudine l’uomo ha bisogno di ritirarsi tanto dalla sua camera quanto dalla società. Non vivo in solitudine finché leggo o scrivo, anche se nessuno è con me. Ma se un uomo vuole essere solo, che guardi alle stelle. I raggi che vengono da quei mondi celesti introdurranno una barriera tra lui e le cose volgari. Si potrebbe pensare che l’atmosfera sia stata creata trasparente allo scopo di mettere l’uomo, nei corpi, celesti, alla perpetua presenza del sublime.

In verità, pochi adulti possono vedere la natura. La maggior parte delle persone non vede il sole. Oppure ne ha una visione molto superficiale. Il sole illumina solamente l’occhio dell’uomo, ma risplende dentro l’occhio e nel cuore del bambino. L’amante della natura è colui i cui sensi interni ed esterni sono ancora in pieno accordo tra di loro; chi ha saputo conservare lo spirito dell’infanzia perfino nell’età adulta. Il suo rapporto con il cielo e con la terra diventa parte del suo cibo quotidiano. In presenza della natura una fiera beatitudine penetra nell’uomo, nonostante i dolori reali.

Non il sole o l’estate come tali, ma ogni ora e stagione rendono il loro omaggio di beatitudine; poiché ogni ora e ogni cambiamento corrispondono a un diverso stato di mente e lo autorizzano, dal mezzogiorno irrespirabile alla mezzanotte più cupa.

Nei boschi è la perpetua giovinezza. In queste piantagioni di Dio regnano un decoro e una santità, una perenne festa viene allestita, e l’ospite non vede come potrebbe stancarsene in mille anni. Nei boschi ritorniamo alla ragione e alla fede. Lì sento che niente mi può capitare nella vita, nessuna disgrazia, nessuna calamità, che la natura non possa riparare.

La più grande beatitudine offerta dai campi e dai boschi è la suggestione di un’occulta relazione tra l’uomo e la vegetazione. Non sono solo e sconosciuto. Essi mi mandano segnali e altrettanto faccio io. L’ondeggiare dei rami nella tempesta è nuovo e al tempo stesso antico per me. Mi sorprende, e pure non è sconosciuto. L’effetto che produce è quello di un più nobile pensiero o di una più elevata emozione che mi raggiunse nel momento in cui ero convinto di pensare esattamente o di operare rettamente.

BELLEZZA

Gli antichi greci chiamavano il mondo Kòsmos, bellezza. Tale è la costituzione delle cose, o tale è il potere plastico dell’occhio umano, che le forme primarie, come il cielo, le montagne, gli alberi, gli animali ci danno un piacere in sé e per sé; un piacere che sorge spontaneo dalla forma, dal colore, dal movimento, e dall’insieme. Innanzitutto, la semplice percezione delle forme naturali è fonte di gioia. L’artigiano, l’avvocato escono dalla confusione dell’ambiente di lavoro e delle strade, vedono il cielo e i boschi, e in questo modo tornano a essere uomini. Nella loro eterna calma, l’uomo trova sé stesso. La salute dell’occhio sembra richiedere un orizzonte. Non siamo mai stanchi, fino a quando possiamo vedere abbastanza lontano.

Gli abitanti delle città pensano che il paesaggio della campagna sia piacevole solo per metà dell’anno. Io trovo la mia beatitudine nelle bellezze del paesaggio d’inverno, e credo che noi ne siamo toccati come dalle geniali influenze dell’estate. Per l’occhio attento ogni momento dell’anno ha la sua particolare bellezza e, nello stesso tempo, contempla in ogni momento un quadro che non era mai stato visto prima, e che non sarà visto mai più.

Il mondo perciò esiste per l’anima, per soddisfarne il desiderio di bellezza. Questo elemento, portato all’estremo, lo chiamo un fine ultimo. Nessuna spiegazione può essere richiesta o fornita sui motivi per cui l’anima ricerca la bellezza. La bellezza, nel suo più ampio e profondo significato, è un’espressione dell’universo. Dio è integrale bellezza-giustizia. Verità e bontà, e bellezza, non sono che diversi aspetti dello stesso Tutto.

LINGUAGGIO

Se si traccia la genealogia di ogni parola che viene usata per esprimere un fatto morale o intellettuale si scoprirà che deriva da qualche fenomeno materiale, si scoprirà che deriva da qualche fenomeno materiale. Giusto significa diritto; sbagliato significa contorto. Spirito significa in primo luogo vento; trasgressione l’attraversare di una linea; accigliato, l’alzarsi delle sopracciglia. Indichiamo il cuore per esprimere un’emozione, la testa per indicare il pensiero; e pensiero ed emozione sono a loro volta parole prese in prestito dalle cose sensibili, e applicate alla natura spirituale.

Non sono solo le parole a essere emblematiche; sono le cose stesse a essere tali. Ogni fatto naturale è simbolo di qualche fatto spirituale. Ogni aspetto della natura corrisponde a qualche stato mentale, e quello stato mentale può solo essere descritto presentando quella sembianza naturale come la sua immagine. Un uomo infuriato è un leone, un uomo astuto è una volpe, un uomo sicuro è una roccia, un uomo colto è una fiaccola. Un agnello è innocenza; un serpente è sottile malizia; i fiori esprimono per noi i teneri affetti. Luce e oscurità sono le nostre espressioni familiari per conoscenza e ignoranza.

Chi può guardare un fiume in un momento di meditazione senza richiamare alla mente il flusso di tutte le cose? Getta un sasso in un ruscello, e i cerchi che si propagano sono il meraviglioso modello di ogni forma di influsso. Gli uomini sono consapevoli, all’interno o al di qua della loro vita individuale, di un’anima universale dove, come in un firmamento, le nature della Giustizia, della Verità, dell’Amore, della Libertà, sorgono e risplendono. Essi chiamano Ragione questa anima universale: non è mia, o tua, o sua, ma noi siamo suoi, siamo sua proprietà, suoi uomini.

Gli istinti di una formica sono di assai poca importanza considerati di per sé; ma nel momento in cui un raggio di relazione si estende da essa all’uomo e quel piccolo animaletto da fatica è visto come qualcuno che ammonisce, un piccolo corpo con un cuore possente, allora tutte le sue abitudini, anche quella che è stata recentemente osservata, che essa non dorme mai, diventano sublimi.

La corruzione dell’uomo è seguita dalla corruzione del linguaggio. Quando sulla semplicità del carattere e sulla sovranità delle idee prevalgono dei desideri secondari, il desiderio di ricchezze, di piacere, di potere, e di lodi, e la doppiezza e la falsità prendono il posto della semplicità e della verità, il potere sulla natura come interprete della volontà viene in un certo grado perduto.

SPIRITO

Appena degeneriamo, il contrasto tra noi e la nostra dimora diviene più evidente. Diventiamo tanto estranei alla natura, quanto siamo alieni da Dio. Non comprendiamo il canto degli uccelli. La volpe e il cervo fuggono da noi; l’orso e la tigre ci sbranano. Non conosciamo che l’utilità di poche piante, come il frumento, il melo, le patate e la vite.

PROSPETTIVE

I fondamenti dell’uomo non sono nella materia, ma nello spirito. L’elemento dello spirito è l’eternità. Per lui, dunque, la serie più lunga degli eventi, e le più antiche cronologie sono giovani e recenti. Nel ciclo dell’uomo universale, da cui procedono gli individui conosciuti, i secoli sono puti, e tutta la storia non è che l’epoca di una degradazione.

Il problema di restaurare l’originaria ed eterna bellezza del mondo è risolto attraverso la redenzione dell’anima. La rovina o il vuoto che vediamo quando guardiamo alla natura, sono nel nostro occhio. L’asse della visione non coincide con l’asse delle cose, e così esse non appaiono trasparenti, ma opache. La ragione per cui il mondo manca di unità, e giace a pezzi e a mucchi, è che l’uomo manca di unità con se stesso. Egli non può essere un naturalista fino a che non soddisfa tutte le domande dello spirito.

DISCORSO ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA

Una più segreta, dolce e irresistibile bellezza appare all’uomo quando il suo cuore e la mente si aprono al sentimento della virtù. Allora subito viene messo a conoscenza di ciò che sta sopra di lui. Impara che il suo essere è senza limiti; impara di essere nato per il bene e per la perfezione, pur giacendo ora in basso bel male e nella debolezza.

L’intuizione del sentimento morale è la percezione delle leggi dell’anima. Queste leggi si applicano da sole. Esse sono fuori dal tempo, fuori dallo spazio, e non sono soggette alle circostanze. Perciò nell’anima dell’uomo c’è una giustizia le cui retribuzioni sono immediate e complete. Colui che compie una buona azione viene immediatamente nobilitato. Chi invece compie un’azione meschina viene sminuito dall’azione stessa. Chi elimina impurità, proprio per questo si riveste di purezza. Se un uomo è giusto nel cuore, allora, nella misura in cui lo è, è Dio; la salvezza divina, l’immortalità di Dio, la maestà di Dio entrano in quell’uomo con la giustizia. Se un uomo dissimula, inganna, egli inganna sé stesso essere.

La più piccola presenza di una bugia, per esempio, la traccia della vanità, il tentativo di fare una buona impressione, di apparire favorevolmente, guasteranno di colpo l’effetto. Ma dì la verità e tutta la natura e tutti gli spiriti ti aiuteranno con un inaspettato appoggio. Dì la verità, e tutte le cose animate o inanimate ti saranno garanti, e le stesse radici dell’erba sotto la terra sembreranno agitarsi e muoversi per testimoniare a tuo vantaggio.

Mente l’uomo persegue buoni fini, egli è forte dell’intera forza della natura. Non appena divaga da questi fini, egli priva sé stesso del potere, o di tutto ciò che può essergli di sostegno; la sua circolazione periferica si riduce, egli rimpicciolisce sempre più, fino a diventare un granello di polvere, un punto, fino a che l’assoluta malvagità non diventa morte assoluta.

Quale calamità più grande può cadere su una nazione della perdita della religione? Se questo avviene tutto decade. Il genio abbandona il tempio per frequentare il senato o il mercato. La letteratura diventa frivola. La scienza è fredda. L’occhio della giovinezza non è illuminato dalla speranza di altri mondi, e l’età è priva di onore. La società vive per sprecare tempo in frivolezze, e quando gli uomini muoiono non ne parliamo.

L’imitazione non può superare il modello. L’imitatore si condanna a una mediocrità senza speranza. L’inventore ha creato il modello perché questo era naturale per lui, in lui esso è affascinante. Nell’imitatore è naturale qualcos’altro, ed egli si priva della sua stessa bellezza, inseguendo un altro, irraggiungibile.

Non essere troppo ansioso di visitare periodicamente ogni singola famiglia della tua comunità parrocchiale: quando incontri uno di questi uomini o donne, cerca di essere con loro un uomo divino, cerca di essere esempio di pensiero e virtù per loro; fà in modo che le loro timide aspirazioni trovino un amico in te; che i loro impulsi conculcati siano genialmente sollecitati dall’atmosfera che saprai creare; che i loro dubbi sappiano che tu hai dubitato, e che il loro sentimento di meraviglia riconosca che anche tu hai provato meraviglia. Confidando nella tua anima, guadagnerai maggiore fiducia negli altri uomini.

Imprimiamo con un segno luminoso nella nostra memoria i pochi colloqui che abbiamo avuto, nei cupi anni della routine e del peccato, con anime che hanno reso più sagge le nostre, che hanno espresso quello che noi pensavamo, che ci hanno detto quello che noi sapevamo, che ci hanno permesso di essere quello che eravamo dentro.

All’Autunno

Tempo di nebbie e d’ubertà matura,
Dell’almo sole amico prediletto;
Tu che, seco, la vite ti dai cura
Di far felice d’uve, intorno al tetto,
E di pomi i muscosi alberi adorni,
Gonfi la zucca, e alle nocciuòle un sapido
Gheriglio infondi, e i frutti empi di nettare,
E ancor fai gemme, ultimi fior per l’api,
Ond’esse credon che coi caldi giorni
Sopra la terra Estate ognor soggiorni,
Per cui trabocca ogni umida celletta:

Chi non ti ha visto tra le tue ricchezze?
Talor chi cerca scopre te: sei colco
Su un’aia, pigro, ventilanti brezze
Fra i tuoi crini asolando; o presso un solco
Mezzo-mietuto, mentre il tuo falcetto
Lascia di tagliar l’erba e i fiori attorti,
T’infondono i papaveri il sopore;
O, attraversando un rivo, il capo eretto,
Come spigolatrice, a volte porti;
O, ad un torchio di sidro, gli occhi assorti
Tu fissi al gemitio per ore ed ore.

Dove son, dove i cantici di Maggio?
Non pensarvi, hai tu pur tua melodia:
Quando, affocando il dì che muor, d’un raggio
Roseo le stoppie opaca nube stria,
Un coro di zanzare si querela
Tra i salci fluviali, in basso o in suso
Spinte, secondo il vento cada o aneli,
E dai borri gli agnelli adulti belano,
Cantano i grilli, ed un gorgheggio effuso
Fa il pettirosso da un giardino chiuso,
Rondini a stormi stridono pei cieli.

(Traduzione di Mario Praz)

Con questo bellissimo componimento, il grande poeta romantico inglese John Keats (1795 – 1821) descrive piccole oggettività autunnali. Questa ciclicità stagionale, che chiude con i mesi freddi, è la ruota della vita stessa; della sua vita, dato che il poeta è gravemente ammalato e consapevole di trovarsi nell’autunno della propria esistenza ancora giovanissimo. Accettata pienamente la sorte, egli non vi si ribella ma si culla nella mera descrizione di ciò che la vita offre, ove l’esistenza di ciascuno ha un profondo significato per sé e per gli altri in un universo pullulante di senso. Ogni autunno, la natura è generosa di eventi gravi e lievi, taluni impercettibili eppure importanti; talvolta, essi sembrano non lasciare traccia alcuna se non accorgendoci noi stessi della loro profondità e del loro senso. La memoria di ciò che è già accaduto ci accompagna nell’osservare ciò che accade, in una ripetizione costante ed infinita. Così, ognuno è al proprio posto nel gioco della vita, come Keats lo è in quel momento. Questo flusso continuo si smorza col calare della luce, con l’avvento del freddo, con la morte stessa. Eppure il ritorno è certo: il chiarore e il tepore accompagneranno la nostra ricomparsa che si manifesterà con certezza e come sempre accaduto, come rondini a Primavera in un ciclo infinito.

Visioni

Nei vari incontri col vecchio proprietario della casa, nei quali intendeva illustrarmi il giardino con le sue piante, la casa stessa e le sue fasi di costruzione, nonché tutte le particolarità del vivere, ci ha tenuto a raccomandarmi ossessivamente di proseguire in una serie di sue consuetudini. Tutte le sere, nella vallata davanti casa, arrivano infatti molti animali dal bosco per nutrirsi, ed io avrei dovuto inserire una recinzione elettrica per scoraggiarli. Benché si sia immersi nella natura, infatti, la natura per molte persone – ed è un pensiero assai diffuso – non deve entrare in contrasto con il loro banale vivere. Ci ha tenuto a dirmi che sugli alberi da frutta vanno appese delle trappole per catturare e uccidere i calabroni che di quella frutta si nutrono, che sull’intera superficie del cortile d’entrata occorre dare più volte all’anno del diserbante, altrimenti tra la ghiaia nascerebbe l’erba. Lo stesso diserbante andrà dato anche di qua e di là alla base degli alberi (così muoiono anche uccelli e insetti), mentre contro le talpe ci sono metodi per la loro uccisione per salvaguardare l’orto. Mi ha chiesto se avevo un gatto, e alla mia risposta positiva si è sentito soddisfatto perché così avrebbe cacciato gli scoiattoli che a settembre vanno sugli alberi di nocciole e di noci, come se io avessi preso una gatta perché mi fornisse un’utilità. E’ andato avanti così per parecchie volte, ma gli ho spiegato che non avverrà nulla di ciò che mi ha suggerito di fare. Anzi, avverrà l’esatto opposto e che se ne facesse una ragione. Non sia mai, vero, che io debba raccogliere una prugna in meno delle 30 casse che le piante offrono. O un kiwi in meno, o una mela, una pera, una nocciola, una noce, una castagna. Non sia mai che dall’orto qualcuno si prenda un cetriolo, considerando che ho avuto la benedizione di mangiare cibi dell’orto in continuazione. No, l’uomo vuole tutto per sé, ritenendo che il principio di proprietà privata sia da applicare anche contro le mosche. Un animale è come un vicino di casa che sconfina e, come tale, va ricacciato nella selva. E’ un problema culturale molto serio che fa più danni di quanto si pensi; in una parola: Egoismo.

Non solo non ci sarà alcuna recinzione, ma per molte sere mi sono recata ad osservare quei magnifici animali, vedendo branchi di cinghiali, famiglie intere di caprioli, cervi dai palchi imponenti, tassi, volpi. E’ magnifico vederli avvicinare agli alberi carichi di frutta dai quali si sono già abbondantemente serviti uccellini e insettini vari. Loro raccolgono ciò che è caduto, ma io raccolgo direttamente dai rami e lancio sui prati apposta per loro. Quegli alberi hanno dato così tanta frutta estiva da essercene per tutte le creature, ed anzi io vengo dopo di loro. Le talpe vivranno facendo ciò per cui sono nate, i calabroni anche. Nessuna creatura verrà toccata ma verrà accolta e nutrita. Nessun filo d’erba dovrà più temere una sola goccia di diserbante. L’erba tagliata verrà raccolta e fatta asciugare in un fienile per nutrire gli animali in inverno, quando il bosco offrirà poco, e costruiremo un’area in cui depositarlo per loro insieme a frutta e semi. Passerò ore a guardarli e farò in modo che mi riconoscano. Li fotograferò. Li disegnerò. Li amerò.

Luna Piena

Dalla parte opposta al Sole, con un’età di 14,7 giorni, appare magnificamente illuminata e nel massimo del suo splendore. Guardandola ci si innamora di lei all’istante, per il fascino e il potere che esercita su di noi, su animali e piante, sull’intero Pianeta. E’ meravigliosa e altera, imponente, perfetta. Si trova a metà del suo ciclo ed offre il volto pienamente, senza titubanze, senza paure, guardandoci dall’alto e benedicendoci, osservandoci dritti negli occhi senza riserve. Questa fase è la più potente di tutte, portatrice del compimento di progetti, ricongiungimento tra anime che si cercano, realizzazione di idee e creazioni. Le facoltà psichiche sono al massimo. Nella serata di Luna Piena, le si può chiedere di allontanare da noi, portando con sé nella fase calante dei giorni a venire, ciò che non fa più per noi: persone, ricordi, situazioni, paure, abitudini. E’ il rituale di allontanamento e di guarigione della psiche che può essere svolto semplicemente lasciandosi inondare dai suoi potenti raggi o facendo un bagno in mare ed esponendoci al suo sguardo.

Ogni lunazione mensile ha inoltre un significato preciso.

Quella di Agosto è la Luna del Grano: si raccolgono i frutti della terra e si prepara il terreno al prossimo inverno, così come il nostro organismo si prepara alla stagione fredda.

Settembre, Luna del Raccolto: si allontanano le ombre della notte e si fa incetta di luce interiore.

Ottobre, Luna Rossa: i rami di foglie assumono tale colore, la linfa rallenta e si va incontro al sonno invernale. L’organismo deve essere predisposto per l’inverno assumendo sali minerali e sostanze energetiche.

Novembre, Luna della Neve: i lavori si svolgono al chiuso e nel silenzio. La campagna si ferma nel proprio letargo.

Dicembre, Luna Fredda: simboleggia l’arrivo del nuovo anno attraverso il simbolo della quercia che ha profonde radici nell’oscurità dell’anno trascorso e una chioma che si eleva nel cielo nuovo.

Gennaio, Luna del Lupo: purifica e rinnova, spazza via il passato e prepara al risveglio. Si attende il Sole per ricominciare.

Febbraio, Luna di Ghiaccio: l’inverno è quasi alle spalle e si ha fame di nuovi raccolti. E’ il passaggio dal sonno al completo risveglio primaverile, chiude e riapre un ciclo.

Marzo, Luna della Tempesta: la vita si rinnova, la luce riappare, la linfa torna a fluire nella vegetazione. Molti alberi cominciano a fiorire.

Aprile, Luna dei Nuovi Inizi: tutto si rinnova e così anche l’organismo umano che si ricarica energeticamente.

Maggio, Luna della Lepre: nascono creature domestiche e selvatiche. E’ la Luna dell’abbondanza, della fecondità e del latte materno, dei profumi, dei fiori. Tutto viene seminato e l’organismo umano si libera dagli stati depressivi.

Giugno, Luna dell’Idromele: la natura rigogliosa è al culmine del suo splendore. E’ tempo di sacralità.

Luglio, Luna del Fieno: si raccoglie e si conserva per i tempi a venire. Si fanno essiccare le erbe officinali.

Domani, giorno di Luna Piena, è dunque possibile esporre i nostri oggetti più cari ai suoi raggi e allunare l’acqua da bere. Tutto andrà esattamente per il verso che abbiamo desiderato.

Fairies House

“Ebbs and Flows” Kevin MacLeod (incompetech.com)
Licensed under Creative Commons: By Attribution 4.0 License
http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

E’ uno spettacolo. L’ho scelta al primo sguardo e lei ha scelto me. Benché io abbia voluto visitare anche altre case, tutte altrettanto belle e ricche di dettagli affascinanti, sapevo dal primo istante che sarebbe stata lei. La mia mente tornava lì, il mio cuore percepiva le energie provenienti da quel magnifico giardino e dal bosco. Doveva essere lei e, nonostante gli ostacoli che mi si sono presentati davanti, e i lunghi tempi, non ho mai nemmeno pensato di dovervi rinunciare. Sapevo che mi stava aspettando, che entrambe ci cercavamo da tempo. Così è stato. Quel giardino, su cui passeggiare a piedi scalzi raccogliendo i pensieri e volgendo lo sguardo ora a un fiore, ora alla vallata che si estende nel retro casa, fino a raggiungere il bosco da cui provengono suoni di ogni tipo, quel giardino mi ha incantata. Avrò alberi in abbondanza da abbracciare e a cui fare i miei discorsi. Alberi da amare. Si chiamerà Fairies House perché qui, le fate, ci sono. Fate che mi accompagneranno in una nuova era ricca di stimoli e di creatività. Sarà un’oasi di pace e di meditazione; sarà un santuario per gli animali che mi verranno a trovare. Sarà un luogo sacro come sacra è la terra su cui sorge. A pochi metri, infatti, una chiesa con un bellissimo campanile romanico ricorda lo scorrere del tempo con le sue possenti campane, e ricongiunge alle vite dei molti che per secoli hanno pregato su questa terra. C’è qualcosa, in quella casa, queste sue vibrazioni, che cattura chi sa percepire. Un dono che spero di meritare. Riprenderò dunque a scrivere di molte cose ed anche di lei, la casa delle Fate.