
L’usanza di appenderlo sull’uscio o in casa risale ai Celti che lo ritenevano misterioso. È infatti una pianta semiparassita che vive abbracciando altri alberi come il melo, il pero, il pino e soprattutto la quercia.
Essendo priva di radici, la si riteneva portata direttamente dagli dei e fatta cadere dal cielo come neve su un albero; di conseguenza era una pianta sacra, così come tale era considerata anche la pianta che lo ospitava, purché fosse un rovere.

Per i druidi, infatti, nulla era più sacro dei boschi di rovere, e nessun rito sacro poteva esser svolto senza l’utilizzo di alcune fronde di questi alberi. E, dunque, tutto ciò che aveva a che fare con il rovere era automaticamente considerato sacro e portatore di mistero, inviato da un’altra dimensione, una volontà divina. Il nome stesso di Druido contiene la duplice radice DRU, forza, il cui simbolo è la quercia, e VID, conoscenza, rappresentata dal vischio.
La pianta di vischio connette dunque alla divinità ed è fonte di conoscenza e saggezza. I suoi rami possono essere raccolti solo quando la luna è sufficientemente forte, nella notte madre dopo il solstizio invernale.
Una volta raccolti dal druido con una falce d’oro, essi venivano immersi nell’acqua, e quest’acqua veniva poi offerta da bere al popolo come antiveleno e contro l’infertilità, ma anche contro malefici e sortilegi. Per i latini, il vischio risultava inattaccabile dal fuoco. Era dunque di buon auspicio circondarsene nelle abitazioni, come tutt’ora si ritiene.
Il vischio ha proprietà ipotensive vasodilatatrici e cardiotoniche. Per uso esterno veniva impiegato per guarire le ulcere, come ben sapevano i vati celtici. È quindi portatore di un forte simbolismo rigenerativo, ed è per questo che – all’inizio di un nuovo anno – ancora oggi ci si scambia gli auguri sotto un suo ciuffo.
Auguri!

Allora cerchiamo di rimanere invischiati!
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Beh, insomma, non proprio con tutti…
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Vero!
E neanche con tutto… 🌞🧘♂️🌈
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