Affetti Primari e Secondari

BARUCH SPINOZA

Facciamo sul serio e parliamo di Spinoza e della sua teoria degli Affetti Primari e Secondari. Quelle che noi definiremmo genericamente ‘emozioni’ o ‘passioni’, Spinoza le definisce affetti. Egli distingue tre affetti principali:

La Cupidità, cioè il Desiderio;

La Letizia, cioè l’affetto generato da una perfezione minore ad una maggiore;

La Tristezza, cioè l’affetto generato da una perfezione maggiore ad una minore.

 

Da questi tre Affetti Primari, egli ricava quelli che per lui sono definibili come Affetti Secondari, che dai primi dipendono (Libro III dell’Etica).

Eccone le definizioni che ci offre:

L’Amore è una Letizia accompagnata dall’idea di una causa esterna.

L’Odio è una Tristezza accompagnata dall’idea di una causa esterna.

La Propensione è Letizia accompagnata dall’idea di una cosa che è per accidente causa di Letizia.

L’Avversione è Tristezza accompagnata dall’idea di una cosa che è per accidente causa di Tristezza.

La Devozione è Amore verso colui che ammiriamo.

L’Irrisione è Letizia che nasce dall’immaginare che qualche cosa che disprezziamo si trova in una cosa che odiamo.

La Speranza è una Letizia  incostante, nata dall’idea di una cosa futura o passata, del cui esito dubitiamo in qualche misura.

La Paura è una Tristezza incostante, nata dall’idea di una cosa futura o passata, del cui esito dubitiamo in qualche misura.

La Sicurezza è Letizia nata dall’idea di una cosa futura o passata, riguardo alla quale è stata tolta ogni causa di dubbio.

La Disperazione è Tristezza nata dall’idea di una cosa futura o passata, riguardo alla quale è stata tolta ogni causa di dubbio.

Il Gaudio è Letizia accompagnata dall’idea di una cosa passata, accaduta insperatamente.

Il Rimorso è Tristezza accompagnata dall’idea di una cosa passata, accaduta contro la nostra Speranza.

La Commiserazione è Tristezza accompagnata dall’idea di un male, accaduto ad un altro che immaginiamo simile a noi.

L’Invidia è Odio in quanto s’impadronisce talmente dell’uomo che questi si rattrista della felicità altrui, e, al contrario, gode del male altrui.

La Misericordia è Amore in quanto s’impadronisce talmente dell’uomo che questi gode del bene altrui, e, al contrario, si rattrista del male altrui.

La Soddisfazione di noi stessi è Letizia nata dal fatto che l’uomo considera se stesso e la sua potenza d’agire.

L’Umiltà è Tristezza nata dal fatto che l’uomo considera la sua impotenza o la sua debolezza.

Il Pentimento è Tristezza accompagnata dall’idea di un fatto che crediamo di aver compiuto per libero decreto della Mente.

La Superbia consiste nel sentire di sé, per Amore di se stesso, più del giusto.

La Riconoscenza o Gratitudine è Cupidità o sollecitudine d’Amore, mediante la quale ci sforziamo di far del bene a chi ci ha arrecato un beneficio per un uguale affetto di Amore.

La Benevolenza è Cupidità di far del bene a colui del quale abbiamo commiserazione.

L’Ira è Cupidità dalla quale siamo incitati per Odio a far male a colui che odiamo.

La Vendetta è Cupidità dalla quale siamo incitati per Odio reciproco a far male a colui che per un uguale affetto di Odio ci ha arrecato danno.

La Crudeltà o la Sevizia è Cupidità dalla quale uno è incitato a far male a colui che amiamo, o di cui abbiamo commiserazione.

Le cose accadono

LE COSE ACCADONO

Ci sono giorni in cui tutto mi sorprende. A volte lo avverto sin dal mattino, che delle cose capiteranno, degli incontri avverranno, delle sorprese mi aspetteranno, ma ne rimango stupita lo stesso. Apro gli occhi e sento che la mia vita sta scorrendo perfettamente, come un dolce ruscello. Non sempre avviene, naturalmente, ma quando avviene mi sento felice.

Non è legata all’aver ottenuto qualcosa, o qualcuno, né all’aver raggiunto una meta, ma è esattamente il contrario. E’ quando si allenta la presa, che queste giornate accadono, quando ci si lascia trasportare dalla vita secondo un progetto più alto e fidandoci. Il che non significa non avere progetti (io ne ho anche troppi!), ma significa non esservi particolarmente attaccati. Significa formularli dentro di sé ma lasciarli andare sapendo che se si realizzeranno erano la strada giusta per noi, se non lo faranno avremo altri progetti a cui pensare. Significa comprendere che siamo inseriti in una rete enormemente più grande, e che può accaderci solo ciò che ci offre un insegnamento. Allora, quando si lascia andare, quando si permette che le cose, così come devono accadere, accadano, è allora che accade esattamente ciò che desideriamo, con la differenza che ciò che abbiamo ottenuto non genererà in noi un senso di successo e di raggiungimento di obiettivi, ma piuttosto un senso di gratitudine per ciò che ci viene offerto. Inizieremo a fare incontri sorprendenti, trovando nelle persone qualcosa di meraviglioso, delle similitudini inaspettate. Qualcuno, di perduto nel tempo, ci ricontatterà e vorrà rivederci, riabbracciarci. Gli eventi si concateneranno in una maniera sorprendente per portarci diritti verso i nostri desideri, piccoli e grandi. Qualcuno ci dirà delle parole che mai ci saremmo aspettati da lui, o farà un gesto che ci lascerà sorpresi. Le cose accadranno come se qualcuno le stesse disponendo in ordine davanti a noi e per noi. E a quel punto, non saranno più le cose a renderci felici, ma il miracolo in sé. Secondo le filosofie orientali, noi siamo già felici, in quanto questa è la condizione stabile della nostra anima. L’infelicità che, eventualmente, la sovrasta, è dettata dalla mancanza di consapevolezza del fatto che noi siamo già felici; basta vivere con un senso di armonia e lasciando che le cose accadano, le persone arrivino e vadano, senza porvi ostacoli, accettando con benevolenza ciò che viene disegnato per noi. Allora, non accadono eventi qualunque, ma eventi meravigliosi. Questa è la prova che si riceverà.

L’ALBA

ALBA

L’alba: quel preciso e magico momento che reca con sé il risveglio, la rinascita, ciò che ancora non è accaduto, il raccolto della nostra semina. La amo da impazzire, insieme al tramonto che però ha tutt’altro significato. Nonostante la sua vocazione di rinascita, porta comunque con sé un che di malinconico, ed io me ne accorgo quando la vivo stando immersa nella natura. Allora, così come al tramonto molte specie animali escono allo scoperto dopo esser rimaste nascoste per tutto il giorno, e iniziano il loro lavorio notturno consapevoli che avranno un tempo preciso per svolgerlo, è al momento esatto dell’alba che esse tornano all’unisono a rintanarsi, per lasciare spazio ai loro amici diurni. Ciò che per alcuni si definisce tramonto, per altri si definisce alba. E’ comunque un inizio e una fine al tempo stesso, un passaggio di testimone tra chi riposa e chi veglia. Il giorno e la notte, la luce e il buio, la voce e il silenzio.

Il tramonto porta un sospiro, un rimpianto, un’occasione perduta; a lui si affidano i nostri ricordi, le nostre lacrime, il nostro saluto. L’alba, invece: lei ci dice di non temere, è una lunga mano sul nostro capo e ci accompagna in un nuovo spiraglio di vita. A lei ci affidiamo.

 

Ecco un brano con cui godere dell’alba: Kokin Gumi, Flowers.  

Il loro canto

BALENA.jpg

Balenieri islandesi uccidono una balena incinta in via d’estinzione e cercano di farne sparire rapidamente il feto per non farsi scoprire, ma vengono sorpresi e immortalati dagli attivisti che ne stavano monitorando il lavoro. Protagonisti di questo ennesimo, orrendo crimine contro la biodiversità, i balenieri della Hvalur hf, la compagnia islandese del magnate Kristján Loftsson che dall’inizio della stagione di caccia, avviata a giugno, hanno già ucciso oltre cento balenottere comuni (Balaenoptera physalus), una specie minacciata di estinzione e classificata con codice EN (endangered, in pericolo) nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Il tanto utilizzato Whalegrenade-99, creato e realizzato in Norvegia dal 1999, è un arpione che viene sparato grazie a 30 gr di esplosivo, il tetranitrato di pentaeritrite (chiamato anche pentrite), uno degli esplosivi più potenti al mondo. L’arpione penetra a una profondità di un metro e mezzo all’interno del corpo della balena e dovrebbe ucciderlo prima ancora che gli artigli caricati a molla si liberino e avvolgano il suo corpo. 

Il signor Loftsson, 75 anni, è l’ultimo cacciatore commerciale di balene fin al mondo. È stato denunciato da gruppi ambientalisti e le sue imbarcazioni sono state affondate da attivisti radicali, ma qui la sua attività è legale perché l’Islanda non riconosce la moratoria internazionale sulla caccia commerciale.

Oggi, Islanda e Norvegia sono gli unici paesi che consentono la caccia commerciale alle balene. I cacciatori giapponesi operano con un permesso di ricerca rilasciato dal proprio governo e la caccia aborigena alla sussistenza si svolge in una manciata di paesi che comprende Stati Uniti, Canada, Russia e Groenlandia.

A livello globale, le balene di aletta sono elencate come minacciate dall’Unione internazionale per la conservazione della natura e la caccia commerciale della specie è stata fermata in Islanda per 20 anni, sebbene alcune balene siano state prese sotto permessi scientifici.

Il paese è costantemente sotto pressione internazionale per porre fine alla caccia alle balene. Nel 2013, il presidente Barack Obama ha chiesto la fine della caccia. L’anno seguente, l’Unione Europea ha guidato una protesta internazionale contro la caccia alle balene in Islanda. Quest’estate, il Ministero della pesca islandese ha concesso alla compagnia del signor Loftsson il permesso di cacciare 238 balenottere.

Povere creature, evolutissime, meravigliose, che emettono un canto per comunicare tra loro e con noi, che provano sentimenti quali amore e tristezza. Che sentono. Poveri noi, che non riconosciamo in loro null’altro che del cibo e non abbiamo pietà per le loro maternità, per i loro feti, per loro stesse. Poveri noi, che consideriamo il prossimo per la sua carne e infliggiamo qualunque supplizio credendo di averne diritto. Abbiano compassione, queste balene, di ciò che noi siamo. Loro, che secondo le filosofie orientali sono, su un piano evolutivo, appena prima dell’uomo.

Il Diavolo

DIAVOLO.jpg

Esiste il diavolo? Si, ed io l’ho incontrato.

Così come Dio non ha quelle sembianze di uomo barbuto seduto su una nuvola, il diavolo non è un essere zoomorfo con zoccoli e corna. Piuttosto, appare nella tua vita in veste di tentazione, vi si insinua come una serpe, strisciando lentamente e avvolgendoti tra le sue spire con l’intento di soffocarti ed indebolirti, fino a lasciarti morire perdendoti completamente. Cos’è dunque una tentazione? E’ il suo sussurro, il suo soffio, il suo canto, e ha lo scopo di ammaliarti per rubarti tutto. Te ne accorgi, naturalmente, ma è molto difficile resistervi, ed è necessario possedere un intuito molto sviluppato, un ascolto di sé potente che ti permetta di comprendere che stai prendendo un sentiero da cui non tornerai indietro, attraverso il quale perderai le tue qualità, le tue virtù, per nutrire quell’immondo essere. Il diavolo pretende che tu lo segua, te lo chiede espressamente, ti alletta e si offende se non lo fai. Te la farebbe pagare. Ti fa intendere chiaramente che ciò che ti sta offrendo è ciò che stavi cercando, e che non lo avrai altrimenti. E tu senti perfettamente che il prezzo è molto alto, che i tuoi valori – frutto dei valori di generazioni e generazioni di uomini – valgono di più e non possono essere ceduti così, non puoi rinunciarvi. Il diavolo ti chiede di venderti a lui, di tradire, di offendere l’amico, di rubare a chi ti ha aperto la casa, di sbeffeggiare chi ti ha difeso. Il diavolo ti dice che non c’è nulla di male in questo, lo fa abitualmente, lo fanno tutti e puoi farlo anche tu, è solo un divertimento, un arricchimento. Ma nei tuoi valori ci sei tu, e senti che non è questa la tua strada. Tu sai chi sei, e non sei quello. Così, ribalti la questione e metti tu alla prova questo essere. Gli fai intendere che potresti accettare e lui, subito, si avvinghierà ancor più a te. Poi, gli dici che non puoi farlo perché tu sei altro e lui ha fatto male i suoi calcoli; anche se lui è potente, tu sei più potente di lui perché sei nel giusto, nella luce, mentre lui vive nel buio e nel torbido. Così, lui si allontana ed è lì che hai la prova che si trattava di un essere demoniaco; fugge via rabbioso in cerca di un’altra preda che lo segua e ceda alle sue tentazioni. Hai vinto tu e non temi la sua vendetta.

Slogan

SLOGAN

Slogan pubblicitari.

Ho fatto una breve ricerca dopo che, partecipando ad una delle tante riunioni, notavo che anche una società di consulenza già molto nota aveva avuto bisogno di introdurre uno slogan per rafforzare la sua immagine. Di immagine si tratta, infatti, cioè della volontà di farsì che il cliente/consumatore immagini qualcosa (che non è). In pratica, non credo sia sbagliato affermare che si tratti di una grande recita a livello planetario, una delle diverse. Ognuno non desidera apparire per ciò che è, cioè un produttore di bevanda zuccherata che induce il diabete a milioni di persone (ma si sa, esiste il libero arbitrio), o di cibo spazzatura, o di scarpe, o del nulla. Desidera piuttosto che il consumatore sogni, pensi a quel prodotto come un veicolo che lo porti diritto verso il Paradiso, che lo faccia sentire una persona migliore, in uno stato emozionale intenso che lo liberi dalla propria miseria, lo anestetizzi dalla vita stessa.

Ne propongo alcuni:

‘Dare forma ai propri sogni’

‘Più forza alle persone’

‘Un mondo possibile’

‘Siamo fatti per cambiare’

‘Buono per te, buono per il pianeta’

‘Un mondo buono’

‘L’acqua che il tuo corpo vuole’

‘ Il nostro impegno per l’Ambiente’

‘Costruire un mondo del lavoro migliore’

‘Il futuro è di chi fa’

‘Immagina, puoi’

‘Stai davanti’

Frasi ad effetto, non c’è dubbio, per farci sentire un po’ più felici, rassicurati da quelle parole che ci portano sulle alte vette, irraggiungibili altrimenti. Sicuri che tutte queste persone, che ci offrono tanto, stanno pensando proprio a noi, al pianeta, al creato. Forse non meritiamo tanto.

DOMINION

DOMINION.jpg

Il nuovo documentario Dominion, della durata di due ore, racconta in modo estremamente toccante gli orrori dello sfruttamento animale in ogni settore, ma soprattutto in quello degli allevamenti per l’alimentazione umana. Si tratta di un film che mostra immagini di enorme impatto emotivo. La versione italiana sarà disponibile a partire dalla metà di ottobre, con una “prima” al Cinema Classico di Torino  (Piazza Vittorio Veneto, 5) il 14 ottobre alle ore 17.30.

Attraverso le immagini catturate dalle telecamere nascoste all’interno di allevamenti e macelli, il film riesce a far davvero percepire la sofferenza estrema degli animali, la loro disperazione, il loro grido di aiuto. Mostra cosa accade realmente agli animali e come sono trattati dai lavoratori quando “nessuno vede”. Si tratta di allevamenti standard, non peggiori né migliori di altri, sono gli stabilimenti che esistono in tutto il mondo, perché le tecniche di allevamento e di macellazione sono le stesse dappertutto, così com’è lo stesso il disinteresse per la vita e la sofferenza degli animali, considerati come merce.

Che ci si trovi in Italia, in Australia, negli USA, in Germania, nel Regno Unito o in qualsiasi altra nazione del mondo, le scene sono sempre le stesse e lo vediamo dalle investigazioni fatte in tutti i paesi. Le voci narranti spiegano tutto questo e non lasciano dubbi sulla necessità di porre fine a questo massacro, una vergogna per l’umanità intera.

Ecco le parole del regista Chris Delforce, tratte dalla sua intervista sul sito del film.

“Le industrie che traggono i loro profitti dallo sfruttamento e maltrattamento degli animali si nascondono dietro un muro di segretezza – sanno che se i consumatori vedessero coi loro occhi ciò che succede veramente nella produzione di carne, latticini, uova, pelle, ecc., moltissimi smetterebbero di consumare questi prodotti e queste industrie cesserebbero di esistere. Nei miei 7 anni di attivismo per gli animali ho lavorato per demolire questo muro, per forzare la trasparenza su questi luoghi veramente orribili.”

“La cosa più importante che voglio comunicare agli spettatori è che gli animali sono individui, esseri senzienti – pensano, provano emozioni, sentono dolore, soffrono. I maiali che trovano una morte orrenda nelle camere a gas non sono diversi dai cani e gatti che fanno parte della nostra famiglia e che amiamo. Non vogliono morire e ogni spettatore ha il potere di fermare tutto questo… al contrario di quanto avviene su altri temi di ingiustizia sociale, non dobbiamo convincere un governo a fare la cosa giusta, ma sta solo a noi come consumatori. E’ nelle nostre mani ed è una nostra responsabilità.”

“Nella maggior parte dei casi sappiamo abbastanza bene cosa ci aspetta, quando filmiamo con le telecamere nascoste, ma non sempre questo è sufficiente per essere preparati a quello che poi si vede. Filmare il massacro di migliaia e migliaia di pulcini maschi gettati in un frullatore di dimensioni industriali, perché l’industria delle uova li considera inutili, o vedere i vitelli maschi dell’industria del latte portati via dalle madri, che rincorrono disperatamente i camion, di nuovo perché i vitelli sono visti come ‘scarti di lavorazione’… questi sono fatti che abbiamo sempre saputo, ma vederli davvero è tutta un’altra cosa.”

 

Anime gemelle

ANIME GEMELLE.jpg

L’incontro con un’anima gemella non è mai casuale anche se può avvenire in una circostanza qualunque; avviene tramite un susseguirsi di sequenze che ci portano diritti a lei. Quello che è certo, è che – a partire da quel preciso incontro – noi non saremo più la stessa persona. E’ proprio questo che distingue l’incontro con un’anima gemella da qualunque altro, cioè la sua missione. Quando due anime gemelle entrano in rapporto, qualcosa di insolito viene percepito all’istante, come se un essere superiore ci avesse premuto un tasto e ci chiedesse di ascoltare con attenzione, perché un messaggio importante starà per esserci donato.

Il messaggio che quest’anima ci porta, non ha nulla a che vedere con alcuna esigenza terrena, anche se queste possono sussistere perché fungono da veicolo necessario, ma con una missione di elaborazione e guarigione della nostra parte più profonda, dei nostri dolori, dei nostri demoni, e lei inconsapevolmente genera tale processo di guarigione attraverso le proprie azioni. Nulla è dovuto al caso.

Le anime gemelle non sono, come spesso si sente dire, coloro che si incontrano per unirsi ad esempio in matrimonio o in una lunga amicizia, in quanto non si muovono su rapporti d’amore né d’amicizia, né di odio o di stima; nulla di tutto ciò. Stiamo parlando di rapporti tra anime, che si attraggono in una dimensione non percepibile razionalmente, in funzione del grado di evoluzione che ognuna ha raggiunto e del percorso che dovrà ancora compiere. Questo tipo di aggancio è inspiegabile a livello conscio, ma ciò che, invece, è più facile da comprendere sin da subito, da percepire, è che quell’incontro ci lascia sin da subito sgomenti, in quanto abbiamo la sensazione che quell’anima ci appartenga, sia noi stessi, ci conosca nel più profondo e ci obblighi ad una profonda ristrutturazione di noi. A partire da quel momento, infatti, l’evolversi dei fatti ci indurrà a cambiare il nostro comportamento e modo di essere come non saremmo stati in grado di fare da soli; ci porterà a mettere in discussione ciò che eravamo fino a un attimo prima e per sempre.

L’incontro tra anime gemelle è, per questo, spesso tormentato e conflittuale, in quanto non ha avuto luogo per stabilire quell’armonia possibile da ottenere in un incontro tra persone affini, ma proprio per metterci in discussione, per cercare delle risposte e intervenire con un profondo cambiamento. La rinascita sarà potentissima.

Ciò che davamo per scontato non lo è più, ciò a cui non pensavamo affatto è ora possibile.

Un’altra caratteristica degli incontri animici di questo tipo è la loro durata. Essi non sono necessariamente frequentazioni lunghe, in quanto durano il tempo che necessita lo scardinamento dei falsi valori o dei disvalori a cui eravamo attaccati. Pur allontanandosi con vari pretesti e per cause diverse, due anime gemelle si apparterranno per sempre, così come si sono appartenute in precedenti vite e in altre forme. Esse si sono infatti cercate e ritrovate, riconosciute all’istante. Hanno interagito innestando nell’altra quel seme che germoglierà, riportando le cose in un equilibrio che l’altra stava perdendo. In qualche modo, incontriamo un’anima gemella proprio quando ne abbiamo bisogno, quando avevamo necessità che qualcuno ci aiutasse a liberarci da alcune gabbie entro cui vivevamo, e non saremmo riusciti a farlo da soli, o senza una forte motivazione. Esse sono state chiamate ad intervenire per noi, e questo è l’amore più sublime.

Vanno ringraziate, anche se il rapporto terreno si è frantumato; va riconosciuto che, semplicemente, avevano concluso la loro missione come noi avevamo concluso la nostra con loro. Noi non saremo più gli stessi, e loro neanche. Un seme germoglierà nell’altro, un seme giusto. Ora starà a noi proseguire senza più la loro mano, ma sapremo di ritrovarle di nuovo quando avremo ancora bisogno di loro, e loro di noi.