Mese: dicembre 2018
Desiderare
Dopo aver scritto una letterina a Gesù Bambino o a Babbo Natale , un bambino aspetta fiducioso; sa che, se si comporta bene, il suo desiderio verrà esaudito. I suoi desideri, anche se sono giocattoli, sono ricchi di slancio e fremito verso ciò che avverrà, perché, nell’attesa di quella notte, egli immagina e spera guardando fuori da una finestra. Dunque, attende con emozione, in quanto sa che in parte può dipendere da lui, dal suo comportamento, ma in parte no perché tutto è magia e mistero. Questo mistero, questo desiderio di guardare all’infinito e di desiderare che qualcosa arrivi per noi, è fondamentale per il fanciullo come per chiunque.
Desiderare significa avvertire la mancanza di qualcosa o di qualcuno e tendere a ottenerlo. Significa aspirare e bramare. Non è recarsi in un negozio a fare compere, ma piuttosto – nell’antico significato greco derivante da de-sideribus – stare sotto le stelle osservandole. Significa sentirsi un puntino di fronte a quell’immensità ed esprimere qualcosa che ci sta molto a cuore. Significa comunicare con loro e lasciare che siano loro a decidere per noi. Perché, se ci comportiamo bene, cioè se siamo puri nei sentimenti e nelle intenzioni, il desiderio potrà avvenire; e se siamo puri e non avviene, probabilmente è ciò che deve avvenire. Ma è nel desiderio l’emozione più grande, è nell’affidare alle stelle la volontà che le cose per noi e per altri vadano meglio, che un sogno si avveri, che una persona ritorni. E’ nell’attesa il dono più grande, perché il cuore si stringe e sappiamo di essere amati a prescindere con tutto ciò che la vita ci sta dando o togliendo, perché è questa la nostra vita, ricca di desideri ed assenze, di opere riuscite e di grandi errori. E’ ciò che non ci viene dato, però, il più grande dono. Auguri a tutti.
L’atmosfera perfetta
Ed eccola, l’atmosfera perfetta. E’ nei quadri di Thomas Kinkade, definito pittore di luce e per me magnifico.
Qualche snob la chiamerebbe pittura di genere e di maniera, ossia – in un’accezione negativa – la ripetizione di un certo cliché con finalità di diffusione della propria opera, per moda o per convenzione.
Io, invece, che bado alle emozioni e delle classificazioni me ne frego abbastanza, di fronte ai paesaggi di Kinkade mi sciolgo. Li osserverei per ore, particolare dopo particolare, scenetta dopo scenetta. Quelle luci, quei bagliori dei lampioni sotto il nevischio, quei baluginii dei fari sulla neve, è il mondo incantato in cui vorrei vivere. In fondo, se Kinkade riesce ad immaginare ancor prima che a produrre, dei tali paesaggi, qualcosa a questo mondo l’ha donato eccome, perché ci ha consegnato un senso di calore e di bellezza, e sappiamo quanto ce ne sia bisogno.
Se guardando queste opere riusciamo a sentire il freddo, se chiudendo gli occhi percepiamo lo scorrere del ruscello, o vorremmo entrare a tutti i costi in quel cottage o in quella chiesetta, ebbene questa è arte a tutti gli effetti, perché riesce a produrre sensazioni forti, emozioni, immaginazione. In due parole: ci porta lontano.