
C’è un paese, Mosso, e una sua antica borgata che hanno mantenuto gli scorci del passato, le case vecchie, i viottoli lastricati, i gradini che salgono e scendono, le fontane. Si ode il rumore dei propri passi, si sente l’umidità dei boschi, si ricorda come tutto poteva essere. Lì, in quel paese lontano da ogni circuito turistico come piace a me, e dove i pochi che ci vanno conserveranno le sensazioni provate a meno di non rivelarle a chi possa capirle, viene allestito tutti gli anni uno dei più estesi presepi a grandezza naturale. Abbiamo tutti, penso, il ricordo di noi piccoli che aggiungevamo nel presepe la statuina del pastore o un piccolo gregge di pecore, e con un ultimo sguardo all’interezza della scena coglievamo l’essenza del messaggio, l’umiltà e la grandiosità. Qui, ci si trova catapultati dentro il Presepe non più come meri spettatori ma come alcune di quelle persone semplici che si recavano verso la Capanna a portare dei poveri doni. Nessuno di quelle persone, com’era un tempo, si sarebbe mai sognato di mancare col proprio omaggio e la propria preghiera. Così, ad ogni vicolo e ad ogni angolo, si trovano moltissime scenette come potevano svolgersi nei tempi di chi ci ha preceduto; una comunità fatta di mestieri antichi ormai perduti, di freddo e calore al tempo stesso, di paioli, stalle, scialli e tabarri per un po’ di riparo. Con più di 200 figure a grandezza naturale, nei cui volti possiamo riconoscere i nostri stessi cari, ci si trova calati totalmente nella vera atmosfera di Natale e nei suoi valori più autentici: povertà e gratitudine. Le anime sensibili si innamorano di quel Presepe e di quella gente comune di paese, che immagina parlare il proprio dialetto e farsi bastare un pugno di castagne o un po’ di minestra, ma che vede trascorrere la notte di Natale sulla neve per attendere la Nascita. Ecco, è tutto qui: zero negozi, zero località da esibire. Solo silenzio, ricordi, meraviglia. Tanta emozione.























la tecnologia ci ha fatto perdere più di ciò che ci abbiamo guadagnato
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Certamente, ma ci vuol poco a non rendersene schiavi e a cercare altro. Grazie per il tuo commento prezioso!
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Che bella energia di bellezza e sobrietà che si respira in questo piccolo borgo… la stessa che si può vivere ad Assisi, patria dell’inventore del Presepe, dove anche lì centinaia di statue a grandezza naturale ti accolgono e ti orientano… ma verso cosa? Ma verso “Perdono, Gratitudine e Compassione” ♡
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Proprio così, Alessandro. E ti rimane dentro. Grazie, un mondo di auguri a te, caro amico.
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