Ieri, 20 marzo, era la Giornata Internazionale della Felicità, istituita dall’ONU nel 2012 e nota a pochi. Premesso che non ho una grande simpatia per le ‘giornate’, che lasciano il tempo che trovano e riducono un tema al suo titolo per sole 24 ore, è anche vero che il tema della felicità viene vissuto, dalle nostre parti, come un fatto intimo. Cioè: i problemi, i drammi, le distruzioni e tutto ciò che ci porta angoscia e orrore, sono collettivi e vengono annunciati e trattati dai media costantemente, vomitandoci addosso di tutto. Dobbiamo accoglierli e assorbirli il più possibile, farli nostri e trasformare i sorrisi in disprezzo per il prossimo; dobbiamo ricordarci che l’uomo non è meritevole.
Ciò che di bello esiste, invece, ciò che potrebbe nutrirci l’anima e permetterci di fluire serenamente nella nostra vita raggiungendo felicità e consapevolezza, non trova spazio perché è un fatto privato. La ricerca della felicità è solo tua, non riguarda nessun altro (e potrei essere d’accordo), ma allora anche l’idea che dovrei avere di infelicità pretendo sia solo mia e di nessun altro.
Si verifica il livello di felicità di una nazione guardando al tasso di criminalità, al suo reddito pro-capite, misurando l’aspettativa di vita, il tasso d’occupazione e il livello d’istruzione.
Eppure, moltissime persone ben istruite e di buon reddito fanno uso di psicofarmaci prescritti legalmente, di droghe, di alcool. Personalmente, misurerei il tasso di felicità andando anche a verificare l’audience dei programmi tv spazzatura. Se ti nutri di Barbara d’Urso e di Grandi Fratelli, come puoi pensare di essere felice? E se non leggi un libro, e se non sai stare nel silenzio con te stesso, dove pensi di trovarla e di trovarti? E vogliamo parlare del narcisismo dilagante sui Social? Si misura il tasso di criminalità, ma la violenza silenziosa che avviene all’interno delle nostre case, in relazioni basate su falsità ed egoismo? E la considerazione che, tutt’ora, l’uomo ha della donna, o di un animale, o dell’altro in genere? Come misuriamo i pregiudizi, le false credenze, le distorsioni mentali? E lo scempio dell’ambiente? Chi sradica alberi senza che la coscienza gli parli, è felice? Tutti gli aspetti che potrebbero dare una misurazione della felicità, sono di fatto non misurabili. Ciò che possiamo misurare, invece, e basta farci caso, sono i fenomeni che generano infelicità. Più i consumi aumentano, più essi rappresentano il nutrimento materiale di un vuoto. E’ misurabile solo ciò che la felicità ce la toglie.
E’ l’anima, a dover essere nutrita, o nient’altro sarà mai sufficiente. E la felicità è ciò che facciamo oggi nelle nostre case: la qualità delle nostre azioni, dei nostri pensieri, del nostro sonno, della nostra creatività, delle nostre relazioni, della nostra accettazione.
Mi piace sempre risentire ne “La Cura” di Battiato il dialogo tra l’uomo e la sua Anima (la sua Felicità).
"Mi piace""Mi piace"