Ognuno di noi viene influenzato dagli altri, dal loro comportamento, dalla loro generosità o dal loro egoismo, dal loro modello. Veniamo forgiati un colpo alla volta come le martellate di un fabbro su di un pezzo di ferro rovente e informe, da cui ricavare un ferro di cavallo perché così il fabbro ha deciso. Se le persone di riferimento sono persone che hanno a cuore solo se stesse, che non sanno amare o amano in maniera errata, che dominano e manipolano, noi stessi lo diventeremo e ne saremo vittime. Un giorno, vedendo dei comportamenti immaturi ed egoisti in una persona di una certa età che ho frequentato per un periodo, quell’età che andrebbe raggiunta con pieno equilibrio e sapienza, dissi che, se si comportava così, non doveva aver avuto grandi persone accanto a sé nel corso della sua vita. Il fatto è che sono convinta di questo: noi siamo in larga misura ciò che deriva da coloro con cui ci siamo accompagnati nella vita, siano essi splendidi o pessimi esempi. Ad eccezione delle figure accudenti, che subiamo per definizione, per il resto sta a noi tenere alta l’asticella della qualità di chi frequentare, e questo non vale solo per conoscenze e amicizie, ma soprattutto per i lunghi rapporti. Ho visto uomini, conosciuti da ragazzi e dotati di enorme talento, dialettica, intelligenza, sogni, sposarsi con la donna sbagliata e trasformarsi di anno in anno facendo un mestiere che non era il loro, abbandonando sogni e ambizioni, restando a casa perché la moglie non voleva uscire, non viaggiare più perché per la stessa moglie le vacanze erano solo al paese, non leggere più per non sapere con chi parlarne, indebitarsi per l’incapacità di tenere alto il tenore di vita imposto, cominciare a bere: prima un goccio, poi una bottiglia, poi cadere dalle gambe, essere additato dalla stessa moglie come uomo debole e privo di qualità. L’esempio che descrivo è una storia vera, un mio amico che non frequento più ma che ho molto a cuore e di cui ho sempre notizie. I suoi amici, falsi amici, lo deridono. Ma non sanno chi era quella persona, mentre io si. Ci trovavamo a chiacchierare molto ed era maledettamente in gamba, una parlantina che nemmeno i migliori politici dell’epoca, una risata coinvolgente, un’ironia che appartiene solo alle grandi teste. Così molti altri casi. Se siamo sposati a persone apparentemente giuste ma che non ci permettono di seguire la nostra via, esteriormente sembreremo sempre gli stessi ma, interiormente, laggiù in fondo dove noi solo sappiamo cosa c’era sin dall’inizio, qualcosa comincia a marcire. Giorno dopo giorno, fino a toglierci la forza di rendercene conto, fino a farci credere il contrario, fino ad impedirci di intervenire mettendoci in salvo.
A proposito di famiglia, se c’è una definizione che conio non ha nulla a che vedere con figli e modello sociale, ma è ‘un nucleo di persone che, in un percorso comune, si ritrovano alla fine migliorate rispetto a come erano all’inizio’. Potendo tirare le somme, sentono di essere davvero migliori, più profonde, più libere nel pensiero e nell’anima, più aperte nella mentalità, libere da pregiudizi avendo potuto riflettere su molte cose, comprenderle, sperimentarle. Sentono di non aver buttato via la vita. Se c’è una definizione di famiglia, quindi, che avrebbe senso di dare e quella che andrebbe data solo a fine corsa. E’ in quel momento che mi sentirò di poter dire se per me, per noi, siamo stati una famiglia, ed è se io, come gli altri, abbiamo potuto essere noi stessi senza mai ricorrere alla menzogna. Senza mai dover indossare una maschera. Molte tra quelle che oggi vengono definite famiglie politicamente corrette, si frantumerebbero contro gli scogli della loro ipocrisia, i loro membri verrebbero disconosciuti e puniti per aver vissuto l’uno sacrificando l’altro.
E dunque: le colpe di una persona cattiva sono da ricercare in chi le è stato vicino.