Se penso che molte persone di oggi amano aggiungere il proprio titolo accademico ovunque, come se questo fosse garanzia di qualità, ancor più rimango affascinata dalla sua semplice firma: Antonello pictor. Un semplice nome, una maestria immensa. E’, ancora per poco, in mostra a Milano, Palazzo Reale, e non ho voluto perdermela. In ogni sala, una o due opere ben inquadrate, tavole di piccole dimensioni. E’ un pittore che ho sempre amato per la sua tecnica ‘fiamminga’ in un’Italia che dipingeva, nel ‘400, su altri principi. La si ritrova soprattutto nel San Gerolamo nello Studio, con una dovizia di particolari che richiederebbero di poter prendere in mano il quadro stesso, di poterlo toccare, inclinare e osservare con una lente di ingrandimento per assaporarne i piccoli dettagli.
La si ritrova nell’impaginazione e nei volti della sua Crocefissione, che ricordano Van Eyck.
Poi, i suoi ritratti, sacri e profani. Uomini in vista che ritrae di tre quarti, che guardano beffardi con volti perfettamente scolpiti dalla luce. Li guarderesti per ore, chiedendoti chi fossero e ringraziandoli per essersi fatti ritrarre ed esser così giunti a noi, che ancora ne parliamo.
Di fronte all’Ecce Homo penso di esser stata un quarto d’ora ad osservare i capelli e la corda al collo. Sembrava una corda vera.
Infine l’Annunciata di Palermo, con quello sguardo che vorresti seguire percorrendone la linea di fuga.
Grazie per le preziose informazioni e per le immagini chiarificanti delle opere che invogliano ad una visione diretta.
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Grazie a te Marina, che hai la pazienza di leggermi..
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